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Sulla via della seta, l’agroalimentare veneto punta al mercato cinese
Come Marco Polo, il Veneto vuole ripercorrere la mitica “via della seta” facendola diventare un percorso verso la Cina per l’agroalimentare di qualità. Lo fa in forma moderna, preparata, con aziende che hanno imparato a muoversi dentro le regole del mercato cinese e la cultura del grande Paese dell’est, potenzialmente il più grande mercato di consumo del mondo, in crescita anche se ”solo” ad una cifra percentuale.
“Abbiamo lavorato a lungo con il sistema agricolo e agroindustriale della regione per questo appuntamento, che apre una azione di incoming che vuole essere molto forte e determinata”, ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura, Franco Manzato, a capo di una delegazione economica che, dopo le tappe istituzionali di Pechino e di Nanchino, si prepara a recarsi alla “Fiera Agricola Agriexpo” di Yancheng, che apre i battenti giovedì 25 settembre, dove interverrà al Forum ”International Agricultural Investment and Trade”.
Nella capitale cinese, Manzato e la delegazione veneta hanno incontrato il preside della facoltà di Agraria dell’Università di Pechino Han Bei-zhong, con il quale si è anche parlato di possibili collaborazioni con l’Istituto ”Cerletti” di Conegliano.
L’approccio al mercato cinese in funzione dell’agroalimentare è cominciato oltre un anno fa, con incontri informativi, selezione delle imprese e corsi di formazione per imprenditori, organizzati con la collaborazione della Fondazione Italia Cina e dell’Università di Ca’ Foscari di Venezia.
”Partiamo da una constatazione”, ha aggiunto Manzato, “e cioè che l’export agroalimentare del Veneto vale complessivamente, dati 2013, oltre 5 miliardi 116 milioni di euro, con una crescita di oltre il 6% rispetto all’anno precedente. Però solo una parte infinitesima, poco meno di 37 milioni di euro in valore, finisce in Cina, dove vive oltre un quinto degli abitanti del pianeta e che sta diventando il più interessante mercato di consumo del mondo”.
“Aggiungo anche, in questa occasione”, ha proseguito l’assessore, “che il Veneto è una regione capace di uno sviluppo economico del tutto analogo a quello cinese se fosse indipendente e non subisse la burocrazia e l’esasperato carico fiscale dello Stato. Uno studio dell’Unioncamere, con proiezioni economiche elaborate in tre anni di lavoro, certifica che il Veneto risparmia ogni anno 14 miliardi di euro ma, risparmiando sulle spese di funzionamento dello Stato, si arriverebbe a 35,4 miliardi di euro: capitali che permetterebbero di liberare risorse per investimenti pubblici, anche con una riduzione delle tasse, con la possibilità di far crescere in un anno il Pil a più 12 per cento”.
Parlando solo del settore agricolo, il Veneto rappresenta circa il 6% degli ettari destinati all’agricoltura in Italia, ma il valore della nostra produzione agricola, pari a circa 5,5 miliardi euro, incide per una quota del 10,5% sul totale nazionale”.