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Il vino secondo Alessandro Dettori dalla Sardegna a Milano

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19 March 2020
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Reading Time: 5 mins read
Tags: DettorisardegnaSassariterritoriotradizionevinivino
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dettori1-marcopolonewsProduce il vino nel “continente” Sardegna con i criteri dell’artigiano, quello che oltre alla testa e al cuore ci mette anche le mani. Alessandro Dettori, vignaiolo nel sassarese, rifugge dagli stereotipi del grande produttore, addirittura disdegna le DOC. Ma fa grandi vini, integralmente prodotti ed imbottigliati all’origine nella zona di produzione dalle sue Tenute Dettori a Sennori (SS). E dalla Sardegna porterà i suoi vini a Milano per una degustazione, su iniziativa della Fondazione Italiana Sommelier Lombardia, emblematicamente intitolata “Le mani nella terra: il vino secondo Dettori”. L’appuntamento è lunedì 20 aprile, al Grand Visconti Palace di Viale Isonzo 14, in due tempi: dalle 16:30 alle 19:00 e dalle 20:00 alle 22:30. Sarà un percorso fatto di colori, profumi e sapori che Dettori interpreta orgogliosamente attraverso lo splendido territorio che fa da cornice alle sue vigne.

“In cantina i guanti no, devi infilarle quelle mani nella feccia, sentirne la consistenza, annusarne il profumo, assaggiarne i tannini. Perchè il vino è come un figlio e di lui devi vivere tutto… Il più gramde risultato del vino, quello dei vignaioli, degli ultimi venti anni, è di non farci vergognare più di avere le mani ruvid, macchiate, brutte”, è solito dire Alessandro Dettori raccontando il suo rapporto con la vigna, con il vino.

L’appuntamento di Milano sarà occasione preziosa per conoscere e capire questa originale e genuina idea di territorio, di natura e di lavoro della terra da parte dell’uomo, attraverso le sue parole e i suoi vini.

Dettori si presenta con una serie di pietre miliari della sua filosofia di vita, di vite e di vino: “Se essere Homo Sapiens Sapiens significa guardare ma non osservare, mangiare ma non gustare, sentire ma non ascoltare, ‘fiutare un odore’ e non annusare… allora sono fiero di essere Homo Sapiens e basta. Mi sento animale alla pari con gli altri animali. Parte del pianeta Terra e dell’Universo. Voglio essere animale con la minima razionalità indispensabile alla mia libertà. Per questo faccio il vino… è il metodo che conosco per farmi sentire quello che sono: istintivamente animale”. Ed ancora: “Io non seguo il mercato, produco vini che piacciono a me, vini del mio territorio, vini di Sennori. Sono ciò che sono e non ciò che vuoi che siano”.

Vale la pena addrentrarsi nella sua concezione del fare vino. La selezione di tutti i grappoli è manuale e fatta sul tavolo in acciaio costruito dettori-marcopolonewsappositamente. L’uva viene diraspata, ma non pigiata e lasciata macerare nei tini di cemento senza aggiunta alcuna di solforosa. La durata della macerazione dipende dalle caratteristiche del mosto: varia dai due ai venti giorni. “Macerazioni più lunghe non appartengono alla nostra cultura” ha precisato. La svinatura avviene sempre a mano per preservare la buccia. Il mosto prosegue il suo cammino nelle piccole vasche di cemento sino al suo imbottigliamento, di solito dopo due o tre anni.

In cantina Dettori non utilizza alcun prodotto di chimica di sintesi oltre allo zolfo. Non aggiunge lieviti, enzimi ed ogni altro coadiuvante della vinificazione e maturazione del vino, che non è filtrato, non è chiarificato, non è barricato. Poi, uscito dalla cantina, il vino lo si deve lasciar riposare dopo il trasporto, ossigenare nel bicchiere ed eventuali residui e CO2 sono naturali. Ogni bottiglia può essere diversa. “Noi non usiamo vitigni o vini internazionali per addomesticare i nostri vini”, ha ricordato.

Ancora una precisazione del viticoltore sardo: “Siamo piccoli artigiani del vino e della terra. Non seguiamo il mercato, produciamo vini che piacciono a noi, vini della nostra cultura. Sono ciò che sono e non ciò che vuoi che siamo. Tutto questo perché siamo semplicemente piccoli artigiani di vino che non fanno più di 45 mila bottiglie quando la natura è generosa”.

Ma come nascono i vini delle Tenute Dettori? Lo spiega lo stesso Alessandro: “Nascono dall’eredità storica lasciataci da chi ci ha preceduto. Sono prodotti solo da uve coltivate da nostri vigneti storici e tradizionali. Sono dei cru: da ogni vigna nasce un vino: il Dettori Bianco dalla vigna di Vermentino; il Tuderi, il Tenores ed il Dettori dalla vigna del Cannonau; il Chimbanta dalla vigna della Monica; l’Ottomarzo dalla vigna del Pascale; il Moscadeddu dalla vigna del Moscato. I vini vengono lavorati “in purezza”, pertanto: 100% Cannonau, 100% Monica, 100% Pascale, 100% Vermentino, 100% Moscato. La produzione totale annua va dalle 20.000 bottiglie alle 45.000”.

Nell’annata 2008, ad esempio, l’azienda ha prodotto soltanto 2.000 bottiglie a causa della peronospora. “Pur vedendo tutta l’uva scomparire in pianta, siamo rimasti fedeli alla nostra tradizione: non usare veleni. Meglio perdere l’uva di una stagione che inquinare la nostra Terra”, ha precisato Dettori.

Nel 2006 e nel 2007, ha aggiunto, “abbiamo creato il Chimbanta & Battoro da una parte del vigneto della Monica, andato in appassimento naturale in pianta. Un vino passito molto diffuso tanti anni fa.

Tutte le uve ed i vini che non passano la nostra dura selezione sono utilizzati per produrre il Renosu. L’annata 2006 del Renosuè stato prodotto interamente con il Dettori 2006 non ritenuto all’altezza”.

Il viticoltore sardo è molto legato alla sua terra, al territorio. “Tutto questo perché vogliamo che i nostri vini rappresentino l’essenza del nostro Terroir. Quello reale, vero. Creiamo vini di tradizione e di territorio. Vini liberi. Liberi di esprimere se stessi, liberi di esprimere appieno un territorio poiché sono una semplice spremuta d’uva fermentata. Non sono vini schiavi delle logiche commerciali e di marketing. Non sono vini studiati e confezionati ad arte per un mercato importante”.

uva-biancaE poi c’è quel distinguo che fa essere Dettori in controtendenza rispetto agli altri produttori, impegnati ad inseguire la DOC. Lui no. Anzi la rifugge e non certo per spirito snobbistico. E spiega perchè: “Tutte le definizioni ufficiali del termine Terroir in sintesi affermano lo stesso concetto: ‘Terroir è un’area geografica delimitata da cui provengono prodotti della Terra che sono unici, originali ed inimitabili, grazie all’interazione di fattori geologici, climatici, culturali ed umani’. Terroir, insomma, è un’area geografica delimitata. È uno dei motivi per cui non sono d’accordo sulle Doc generaliste italiane. Ad esempio, cosa vuol direCannonau di Sardegna DOC?” si è chiesto dando subito la risposta: “ La Sardegna è considerata dai geologi e biologi un vero e proprio Continente. Il Cannonau prodotto dai tre diversi vigneti della mia azienda è diverso l’uno dall’altro. Figuriamoci le diversità che possono esserci tra i Cannonau prodotti in zone distanti tra loro centinaia di chilometri. La DOC è nata con uno spirito nobilissimo, ma col passare degli anni le cose sono cambiate: vini sono vendibili solo perché DOC e non più per la stima e fiducia del produttore e anzitutto per la reale qualità del vino. Per tale ragione abbiamo deciso di non utilizzare la DOC, ma di avvalerci di una denominazione ben delimitata: Romangia Igt. La Romangia è un’area geografica delimitata a cui appartiene il Comune di Sennori e Sorso.

Tutta questa originalità, genuinità dei vini di Alessandro Dettori saranno tangibili attraverso i sapori, gli aromi, i gusto esposti dalla Fondazione Italiana Sommelier Lombardia. L’ingresso all’evento del 20 aprile è aperto con il solo pagamento della quota di partecipazione (25 € per i soci della Fondazione Italiana Sommelier e di 30 € per i non soci). Ma la prenotazione è obbligatori scrivendo a info@fondazionesommelierlombardia.it specificando il nominativo del partecipante e il turno cui si intende partecipare.

di Dario de Marchi

29 Marzo 2015

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